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Centro di Sperimentazione Laimburg e Fondazione Edmund Mach: le presentazioni delle prove sperimentali aggiungono nuove conoscenze sulle attuali problematiche in frutti-viticoltura biologica

Giovedì 5 agosto hanno avuto luogo le tradizionali presentazioni delle prove sperimentali in frutti-viticoltura biologica della Fondazione Edmund Mach e del Centro di Sperimentazione Laimburg. A causa dello stato di emergenza Covid-19, anche quest’anno la manifestazione si è tenuta in formato digitale con una diretta streaming sul canale YouTube della Fondazione Edmund Mach www.youtube.com/fondazionemach.

Quest’anno le prove sperimentali hanno avuto luogo con un evento digitale trasmesso dal canale YouTube della Fondazione Edmund Mach. ©Centro di Sperimentazione Laimburg/AMartinelli

Fin dalla loro costituzione i gruppi di lavoro frutti-viticoltura biologica della Fondazione Edmund Mach (San Michele all’Adige, TN) e del Centro di Sperimentazione Laimburg (Vadena, BZ) lavorano a stretto contatto e scambiano informazioni costantemente. Frutto di questa stretta collaborazione è la presentazione congiunta delle sperimentazioni in atto in agricoltura biologica, alla quale le due istituzioni invitano tradizionalmente prima del periodo di raccolta ad inizio agosto. La manifestazione di si è tenuta giovedì 5 agosto, anche quest’anno con una diretta streaming sul canale YouTube della Fondazione Edmund Mach www.youtube.com/fondazionemach.
Al mattino gli esperti della Fondazione Edmund Mach hanno presentato le loro attuali sperimentazioni in viticoltura biologica, al pomeriggio, invece, sono state trattate le sperimentazioni del Centro di Sperimentazione Laimburg in frutticoltura biologica. Alle spettatrici e agli spettatori è stata data la possibilità di fare domande direttamente ai relatori via WhatsApp.
“Abbiamo cura che gli esiti delle nostre ricerche arrivino anche lì dove possono essere applicati, nella prassi agricola quindi, e per questo la presentazione congiunta delle nostre sperimentazioni con la Fondazione Edmund Mach deve rappresentare un’importante fonte di informazione per le aziende vitivinicole biologiche e per le aziende specializzate nella frutticoltura biologica, non solo nella Regione Trentino Alto Adige, ma anche in tutta Italia ed in altre regioni frutticole e viticole europee”, ha commentato il co-organizzatore Markus Kelderer, responsabile del settore di Frutticoltura e del gruppo di lavoro Agricoltura Biologica del Centro Laimburg.

Centro di Sperimentazione Laimburg: sperimentazioni attuali in frutticoltura biologica

Quest’anno le presentazioni delle prove sperimentali del gruppo di lavoro Agricoltura Biologica, sotto la direzione di Markus Kelderer, si sono incentrate sui temi del controllo delle patologie fungine come la ticchiolatura, lo oidio e la fumaggine. Si è inoltre discusso del progetto Horizon2020 BioFruitNet, al quale partecipa il Centro di Sperimentazione Laimburg.

Nuove sostanze attive per il controllo delle malattie fungine nella frutticoltura biologica?

Nella produzione biologica di mele, la regolazione delle malattie fungine della ticchiolatura del melo (Venturia inaequalis) e dell'oidio (Podosphaera leucotricha) rappresenta ancora la sfida più grande. Attualmente, solo i prodotti a base di rame e zolfo sono disponibili per questo scopo. Tuttavia, dato che questi sono sempre più criticati a causa del loro impatto sull'ambiente, ed è prevedibile una limitazione della quantità d'uso approvata, è fondamentale la ricerca di alternative. Il gruppo di lavoro Agricoltura Biologica del Centro di Sperimentazione Laimburg si è occupato di questo problema testando sul campo sostanze alternative, che hanno già mostrato risultati interessanti nei test di laboratorio e soddisfano i criteri per l'approvazione nella coltivazione biologica. Markus Kelderer e Claudio Casera hanno presentato una prova sulla regolazione della ticchiolatura del melo nella stagione primaria (primavera-inizio estate) e una prova sulla regolazione dell'oidio per le varietà sensibili alla malattia in condizioni normali. "Nella nostra prova sulla ticchiolatura, un prodotto sperimentale a base di un acido grasso saturo ha mostrato un effetto relativamente interessante, sia nell'uso preventivo che mirato, soprattutto per quanto riguarda l'infestazione dei frutti", ha commentato Markus Kelderer sui risultati della sperimentazione: "Nella nostra prova sull'oidio, invece, nessun prodotto ha raggiunto l'effetto di un prodotto standard a base di zolfo". Per essere in grado di fare dichiarazioni affidabili, gli esperti del Centro Laimburg continueranno a testare il prodotto sperimentale a base di acido grasso saturo sul campo in diverse condizioni. Anche le questioni che riguardano l’approvazione devono ancora essere chiarite. "Abbiamo urgente bisogno di ricercare ulteriori alternative per la coltivazione biologica. Obiettivo è quello di poter disporre di più opzioni possibili per il controllo delle due più importanti malattie fungine nella coltivazione biologica delle mele", ha sottolineato Kelderer.

A che punto siamo con la regolamentazione delle patologie fungine?

La fumaggine si presenta come una patina fungina marroncina, grigiastra o nera che ricopre il frutto. Questi sintomi possono essere causati da diversi funghi, anche combinati tra loro. Queste macchie possono apparire sia in campo che più tardi, quando il prodotto è già in vendita. La malattia può portare a perdite considerevoli, soprattutto in condizioni di maggiore umidità verso fine estate e in autunno e nelle varietà a maturazione tardiva. Il gruppo di lavoro Agricoltura Biologica del Centro di Sperimentazione Laimburg ha effettuato una prova sul controllo della malattia utilizzando le protezioni antipioggia posizionate sopra il meleto, nonché uno screening con 11 diversi prodotti sperimentali di interesse per la coltivazione biologica, che sono stati applicati convenzionalmente tramite irrigatori. "I preparati usati tradizionalmente nella coltivazione biologica per controllare il fungo non hanno quasi nessun effetto contro la malattia", ha spiegato il responsabile del gruppo di lavoro Markus Kelderer: "Con l'aiuto della copertura, l'infestazione potrebbe essere ridotta. Tra i preparati di prova testati, i prodotti a base di saponi e terra diatomee hanno permesso di ottenere i risultati più interessanti, anche se in pratica i prodotti non sono idonei perché o manca la loro approvazione (terra diatomee) o aumentano il marciume nel frutto (saponi). "A parte una pulizia meccanica attraverso spazzolatura dei frutti dopo l'immagazzinaggio, al momento non c’è quasi nessuna possibilità di regolamentazione praticabile nella coltivazione biologica delle mele", ha riassunto Kelderer. Per quanto riguarda la malattia della fumaggine, molte questioni sono ancora aperte – come il patogeno, la suscettibilità delle diverse varietà, le condizioni di infezione, le misure agronomiche e la regolazione in campo o in magazzino. Gli esperti del Centro di Sperimentazione continueranno a lavorare su questo argomento in futuro. Per l’autunno 2021 sono previsti dei workshop su questa tematica, al fine di chiarire questioni importanti sui metodi di trattamento e sull'orientamento futuro delle attività sperimentali del Centro Laimburg.

Il progetto BioFruitNet: networking per rafforzare la frutticoltura biologica in Europa

Boosting Innovation in Organic FRUIT prodution through strong knowledge NETworks – tradotto “promuovere l’innovazione della frutticoltura biologica attraverso solide reti di conoscenza”: questo slogan si è fatto paladino del progetto triennale BioFruitNet, partito ufficialmente alla fine del 2019 e finanziato dai fondi del programma europeo per la ricerca e l’innovazione “Horizon2020“. Scopo del progetto è rafforzare la competitività dell’agricoltura biologica a livello europeo, mettendo in contatto i professionisti del settore della frutticoltura biologica in tutta Europa e rendendo disponibili a tutti i metodi di successo per la protezione delle colture sperimentati nei singoli Paesi. Questo obiettivo verrà raggiunto raccogliendo il sapere pratico ed accademico già disponibile sul tema dell’agricoltura biologica e formando contemporaneamente un network sull’innovazione e rafforzando lo scambio di informazione tra la scienza e gli operatori del settore. Il progetto è coordinato da Naturland, l'associazione internazionale per l'agricoltura biologica con sede a Gräfelfing (nei pressi di Monaco di Baviera), in collaborazione con altre 15 organizzazioni partner da 11 diversi Paesi europei. L'Italia è rappresentata nel progetto dal Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei di Bari e dal Centro di Sperimentazione Laimburg. Il leader di progetto al Centro di Sperimentazione Laimburg è Markus Kelderer, responsabile del settore di Frutticoltura e del gruppo di lavoro Agricoltura Biologica. Nell'ultimo anno, Kelderer e il suo team hanno esaminato le esperienze nella coltivazione biologica di pomacee, drupacee e agrumi per quanto riguarda le varietà, i portainnesti, la coltivazione del suolo, la concimazione e la protezione delle piante (parassiti e malattie) in 18 paesi europei. Attualmente, le migliori pratiche sulle diverse questioni sono in fase di definizione durante i workshop svolti insieme a professionisti e altri esperti. "Stiamo prestando particolare attenzione ai problemi che non hanno ancora una soluzione. In futuro, questi temi avranno la priorità nelle attività di ricerca e sperimentazione", spiega Kelderer.
Ulteriori informazioni: Pagina (in lingua inglese) del progetto BioFruitNet nel portale online dell'istituzione coordinatrice Naturland

Presentazione delle prove in viticoltura biologica

Mentre il focus del Centro di Sperimentazione Laimburg è tradizionalmente sulla frutticoltura biologica, i colleghi della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige si concentrano sui temi della viticoltura biologica. Dopo i saluti del direttore generale della Fondazione Edmund Mach, Mario Del Grosso Destreri, e una panoramica generale delle attività dell'Unità Agricoltura Biologica nel 2021 a cura di Daniele Prodorutti, si è parlato della situazione attuale della protezione delle piante (Marco Chiusole, Roberto Lucin, Marino Gobber, Roberto Zanzotti) e del controllo dei giallumi della vite (Marino Gobber, Roberto Lucin) nelle aziende biologiche del Trentino. Inoltre, sono stati presentati i risultati sperimentali della Fondazione Edmund Mach e del Centro di Sperimentazione Laimburg sulla peronospora della vite.

Controllo della peronospora in viticoltura con sistemi di copertura antipioggia

La peronospora (Peronospora viticola) è una delle più importanti malattie fungine della vite. Nelle condizioni climatiche prevalenti nella regione Trentino-Alto Adige, il controllo della Peronospora con prodotti fitosanitari è molto complesso. Soprattutto nella coltivazione biologica, ci sono solo pochi mezzi disponibili per controllare questa malattia. L'agente più efficace e più frequentemente usato è il rame, ma il suo tasso di applicazione nella coltivazione biologica è fortemente limitato. In questo contesto, il gruppo di lavoro Agricoltura Biologica del Centro di Sperimentazione Laimburg ha testato vari sistemi di copertura su diverse colture frutticole nel progetto DOMINO, che è cofinanziato dal programma europeo di sostegno all'agricoltura biologica CORE Organic Plus, con lo scopo di ridurre l'uso di prodotti fitosanitari. I sistemi di copertura sono ormai una pratica comune nella frutticoltura. Permettono una produzione indipendente dalle condizioni meteorologiche, offrono protezione contro la grandine e la pioggia e, a seconda del sistema, anche contro le malattie e gli insetti nocivi. D'altra parte, però, ci sono alti costi di costruzione e la limitata compatibilità di queste strutture con altre misure di cura e gestione. Nel progetto DOMINO, un sistema di copertura in viticoltura è stato testato anche per la sua efficacia nel controllo della peronospora. "I nostri risultati mostrano che questo tipo di copertura non fornisce una protezione sufficiente contro l'infestazione da peronospora e quindi non permette di fare a meno dei prodotti fitosanitari", ha riassunto Ewald Lardschneider del gruppo di lavoro Agricoltura Biologica: "Secondo le nostre osservazioni, il sistema di copertura può contenere notevolmente le infezioni da peronospora all'inizio della stagione, ma nel corso del periodo di vegetazione l'infestazione aumenta costantemente e alla fine possono verificarsi elevate perdite nella produzione. Nella varietà Merlot, l'infestazione dell'oidio era ancora più alta sotto la copertura rispetto alle parti che ne erano prive.” Gli esperti andranno ora a verificare se il sistema di copertura può essere utilizzato almeno come strategia parziale per ridurre la quantità di prodotti fitosanitari applicati.

La registrazione dell’evento è disponibile a questi link:
Viticoltura biologica
Frutticoltura biologica

 

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